mercoledì 24 aprile 2013

LE DONNE PAGANO PER GLI UOMINI



L'applicazione del principio di parità di trattamento tra uomini e donne, in vigore con DDL dal 21 dicembre per i beneficiari di assicurazioni, ci impone un approfondimento sugli effetti e sulle esternalità positive e/o negative che, conseguentemente, producono.
Fino ad oggi, le tariffe hanno sempre tenuto conto delle differenze esistenti tra i sessi sulla base di stili di vita, abitudini comportamentali, tabelle di mortalità, bisogno di assistenza sanitaria.
Dati che prima variavano e che si differenziavano, come è logico presupporre, a seconda del sesso del soggetto interessato alla copertura assicurativa, adesso sono uniformi e non tengono più conto di una differente propensione al rischio di un sesso rispetto all'altro.
Ad un giusto principio di parità di sessi, non corrisponde un equivalente parità di rischi!



Le tariffe soggette a questa equiparazione sono RC Auto, Vita, LTC e Sanitarie.
In linea generale questa normativa penalizza il gentil sesso, il quale ha dimostrato in questi anni un indice di sinistrosità inferiore, nel segmento RcAuto, rispetto a quello maschile.
Lo stesso accade per le polizze VITA per le quali  le donne hanno sempre pagato premi più vantaggiosi rispetto ai coetanei di sesso maschile, in virtù di tabelle di mortalità più favorevoli.
Le signore recuperano parzialmente nelle polizze sanitarie che, al contrario dei casi osservati in precedenza, prevedono un calcolo tariffario costruito su un rischio maggiore delle donne rispetto agli uomini.
Insomma, uno scenario non omogeneo, di luci ed ombre, che complessivamente penalizza le donne.
Con le nuove norme sulla parità dei sessi si realizza un evidente atto ingiusto verso le donne che sono, così, più penalizzate dei maschi.
Per dirla in termini assicuresi, il principio di mutualità è più a carico delle donne rispetto agli uomini.
Un principio di equità tra i sessi, quello voluto dal legislatore in favore delle donne, che all'atto pratico si rivela una beffa per le donne stesse.
Una norma che alla fine procura un'iniquità ai beneficiari delle norme stesse, intervenendo erroneamente sulla base di una posizione di diritto senza tenere conto dei reali interessi in gioco.
Lungi dal pensare che le variazioni, cui facevamo riferimento prima, possano produrre una diminuzione dei premi.
I premi assicurativi sono costruiti per soddisfare il fabbisogno dei sinistri pagati.
Norme come questa, come la ripristinata collaborazione tra intermediari o il non tacito rinnovo dei contratti, non determinano diminuzione del costo dei sinistri e con esso anche la diminuzione delle tariffe. Per abbassare il quale, bisogna pensare a correggere le criticità che determinano l'effettivo aumento di quei fattori.
Basterebbe iniziare da una determinata e intransigente lotta alle frodi, senza ma e senza se, per abbassare il costo dei sinistri e di conseguenza i premi necessari al fabbisogno tariffario.

Per esempio.

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