mercoledì 28 novembre 2012

LA VOCE DEL POTERE

I produttori della zona industriale di Cavite (Filippine), per intenderci, dove si producono Nike, Adidas, Ralph Lauren, e tanti altri marchi, hanno il problema di tenere bassi i salari.
Per combattere lo sviluppo dei diritti sociali controllano il consenso degli operai evitando la contaminazione sindacale e culturale delle maestranze, e disincentivando la partecipazione e la circolazione di nuove idee.

Il metodo più efficace escogitato consiste nella denigrazione e nella diffamazione.

Ogni mattina tutti gli operai che si recano al lavoro si trovano all'ingresso dell'insediamento produttivo recintato, un cartello gigantesco con su scritto:
                       
Non vi stupite, ma questo succede anche nelle società più "evolute". Un esempio?

Con la nascita della nuova associazione di categoria degli agenti professionisti di assicurazione, abbiamo letto, molto spesso, dichiarazioni di questo tipo :
"Preferisco unire piuttosto che dividere..."

I detrattori, non importa se a titolo personale o per difendere le posizioni acquisite o se semplici simpatizzanti che vantano favori o tutti gli altri (e sono la maggioranza) equilibristi di professione, non riescono a vedere, per distrazione o volutamente, le motivazioni che stanno alla base dei cambiamenti  in corso, e gli interessi in gioco della categoria.

Ebbene, a mio giudizio, il messaggio subliminale, non scritto, di tali affermazioni é lo stesso del cartello esposto nei ghetti di Cavite!

Chi fugge dalle proprie responsabilità, involontariamente, diventa portatore e megafono degli interessi autocratici radicati.

Io non sono un operaio da 13 cent di dollaro l'ora come quelli che vivono nelle zone franche del mondo. E allora scrivo, augurandomi di fornire spunti di riflessione interessanti, di solleticare la coscienza critica di chi legge.



Riferimeno bibliografico: NO LOGO di Naomi Klein

giovedì 8 novembre 2012

LIBERALIZZAZIONI DEL SETTORE ASSICURATIVO: SI RIPETONO GLI ERRORI DEI MUTUI SUB PRIME?


 
 
E' in via di approvazione la legge di conversione del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”.
Tra noi Agenti di Assicurazione, sono forti le preoccupazioni relative al futuro della professione, alle risorse necessarie allo svolgimento della nostra attività che, così facendo, verranno inesorabilmente depauperate da provvedimenti che non sono pensati per essere sostenibili.
Il contratto base nell'RCAuto, dequalifica l’offerta rendendo impossibile qualsiasi diversificazione o innovazione di prodotto. Giacché il prodotto assicurativo corrisponde al servizio erogato, stabilire degli standard di prodotto vuol dire decretare per legge la fine della qualità del servizio nelle assicurazioni.  
In questo senso, il decreto non è neanche a vantaggio del consumatore.

Riguardo all’obbligo previsto, poi, dal comma 8 dell’art. 22, della cosiddetta piattaforma “home insurance”, chi ci garantisce che non sia un primo step di un processo che porterà alla vendita diretta massiccia dei prodotti assicurativi in genere?
 
Nel concreto del mercato assicurativo, i contenuti sociali e di welfare state che con le coperture assicurative si propongono di soddisfare, hanno un valore etico che non può e non deve essere demandato alle voglie virtuali delle nuove tecnologie, perché questo procurerebbe un danno sociale enorme che ricadrebbe su tutta la collettività, non solo sugli assicurati.

Ancora prima, il precedente e inapplicabile articolo 34 del decreto legge n. 1/2012, disattende gli intendimenti che il legislatore aveva previsto per incentivare la mobilità della cliente, poiché questo processo è così avviato da risultare un fenomeno eclatante, evidente, impossibile da non rilevare.
Negli ultimi 5 anni, infatti, si è passati da una volatilità dei clienti da poco più del 5% ad un dato tendenziale che supera il 20%!

Gli effetti di queste norme, di fatto, affrontano le liberalizzazioni ripercorrendo gli stessi errori strategici strutturali che hanno determinato la crisi economica di questi ultimi anni, scatenata proprio con la deregulation dei mutui subprime, dalla carenza di politiche eticamente adeguate.

E' doveroso fare tesoro di queste esperienze, evitando di lasciare ai mercati il compito di autoregolarsi.
Esperti economici ben illustri, suggeriscono la necessità di pensare a modelli più attenti al valore etico delle azioni da intraprendere, suggerendo al legislatore di regolare i mercati con norme comuni per tutti.

Per quanto riguarda poi le regole comuni, quale soggetto istituzionale si è mai chiesto in cosa consiste il principio di mutualità delle compagnie che detengono quote di mercato nelle zone non preferite, e ci riferiamo al centro sud, che non superano il 3% dei loro portafogli?
Questo è un esempio scandaloso di carenza di regolamentazione che consente, ad alcune imprese, di avvantaggiarsi rispetto ad altre, adottando pratiche commerciali scorrette e eludento l'obbligo a contrarre.

A proposito di omogeneità di regole, occorrerebbe riordinare tutto il settore dell'intermediazione.
Prendiamo per esempio l'incongruenza della normativa ISVAP che obbliga gli intermediari a stilare 7A e 7B, obblighi che riguardano soggetti che sono fortemente radicati nel tessuto socio-economico del territorio dove operano, mentre altri soggetti come operatori di call center, impiegati di banca, venditori d'auto, o quant'altro, ne sono esonerati.  Ci riferiamo a tutti quei soggetti che non sono direttamente conosciuti dal cliente, che intrattengono relazioni occasionali, a distanza, virtuali, liberi di fare e dire al cliente quello che vogliono, con la certezza che tanto mai più avranno occasione di rincontrare il cliente.
Non sarebbe più giusto avere le informazioni dettagliate della persona con cui si parla x telefono, piuttosto che di chi si conosce e si incontra di persona nel suo ufficio?
MA CHE RAZZA DI TUTELA DEL CONSUMATORE E' MAI QUESTA?
Occorre prestare molta attenzione alle valutazioni appena riportate in quanto, l'attitudine delle banche-assicurazioni a massimizzare i propri profitti le porta a perseguire strategie recepite dal mondo bancario, presente nei loro pacchetti azionari, che mirano a trasformare la rete distributiva da esterna (indiretta) ad interna (diretta).
LA DISINTERMEDIAZIONE, un termine tanto nuovo quanto brutto che indentifica questo fenomeno.

In definitiva, ci riferiamo ad un approccio che, visto nella sua totalità, sembra manifestarsi in  una forma preordinata di arrembaggio agli Agenti di Assicurazione.

Nella malaugurata eventualità che il provvedimento veda la sua attuazione, si andrebbe ad aggiungere a tutti gli altri provvedimenti che stanno producendo, sulle strutture agenziali, un aggravio di costi immotivato, inutile, ma soprattutto non sostenibile.
Con la quasi certezza di mettere a rischio, nell'arco di pochi anni, il 30% dei 300.000 addetti del settore, almeno 90.000 persone.